L’Unione Europea discute una nuova tassa sul carburante per finanziare la transizione ecologica. Ecco cosa sappiamo finora e quali impatti potrebbe avere su prezzi e automobilisti.
Una nuova tassa sulla benzina potrebbe presto arrivare nei Paesi dell’Unione Europea. È questa l’ipotesi che circola nelle ultime settimane a Bruxelles, dove si starebbe valutando l’introduzione di un’accisa europea sui carburanti destinata a finanziare parte del bilancio UE, con particolare attenzione ai progetti legati alla transizione ecologica e alla mobilità sostenibile. La misura, ancora in fase embrionale, rientrerebbe tra le cosiddette “risorse proprie” dell’Unione: cioè fonti di finanziamento autonome rispetto ai contributi diretti degli Stati membri. Tra le opzioni sul tavolo c’è anche un’estensione del sistema ETS (Emission Trading System), il meccanismo europeo che obbliga le aziende ad acquistare crediti per le emissioni di CO₂.
Obiettivo: bilancio comune e transizione energetica
La Commissione Europea è alla ricerca di nuove entrate fiscali per finanziare il bilancio pluriennale dell’UE e sostenere i fondi del Next Generation EU. In questo contesto, la tassazione dei combustibili fossili è vista come un doppio strumento: da un lato, scoraggiare l’uso di carburanti inquinanti, dall’altro reperire fondi per progetti ambientali e infrastrutturali.
Secondo quanto riportato da fonti diplomatiche, si tratta di un’idea che non ha ancora una forma definitiva, ma che potrebbe concretizzarsi in una sovrattassa unitaria sulla benzina applicata in modo armonizzato in tutta l’Unione. I proventi andrebbero direttamente all’UE e non ai singoli Stati.
Cosa potrebbe significare per i cittadini europei (e italiani)
Se venisse approvata, una simile tassa comporterebbe un aumento diretto del prezzo alla pompa per milioni di automobilisti europei. In un momento in cui i costi dell’energia e dei trasporti sono ancora sotto pressione a causa della guerra in Ucraina, dell’inflazione e delle incertezze geopolitiche, la notizia ha già suscitato preoccupazioni tra consumatori e associazioni di categoria.
In Italia, dove la benzina è già pesantemente tassata, il provvedimento avrebbe un impatto sensibile
Nel nostro Paese, il prezzo della benzina è composto per oltre il 60% da accise e IVA. Aggiungere un ulteriore prelievo, anche di pochi centesimi al litro, significherebbe aggravare ulteriormente la spesa per chi utilizza l’auto quotidianamente.
Le associazioni dei consumatori hanno già espresso timori: «Servono incentivi alla mobilità green, non ulteriori penalizzazioni per chi non può permettersi l’auto elettrica», sottolineano da Federconsumatori.
Una misura in contrasto con il momento politico?
L’ipotesi della nuova tassa arriva in un momento particolarmente delicato, a pochi mesi dalle elezioni europee e in un clima di crescente sfiducia verso le istituzioni europee in diversi Stati membri. Alcuni osservatori ritengono che una misura del genere, percepita come impopolare, possa essere accantonata o rimandata, per evitare tensioni politiche. D’altra parte, i vincoli di bilancio e l’obiettivo della neutralità climatica al 2050 impongono scelte concrete. E la tassazione ambientale resta uno degli strumenti più efficaci, secondo la Commissione, per indirizzare i comportamenti collettivi verso modelli più sostenibili.
La posizione degli Stati membri: chi è favorevole e chi no
Come prevedibile, la proposta ha già diviso i Paesi UE. Alcuni governi del Nord Europa (come Olanda, Svezia e Germania) si sono detti aperti all’ipotesi, purché i proventi siano destinati in modo trasparente a progetti ambientali e sociali.
Altri Stati, tra cui Italia, Polonia e Ungheria, hanno espresso perplessità o contrarietà: temono un aumento del malcontento popolare e un impatto negativo sulle fasce più deboli della popolazione.
In ogni caso, qualsiasi modifica in materia fiscale richiede l’unanimità dei Paesi membri, un fattore che rende complicata una rapida approvazione.
Una tassa per incentivare il passaggio all’elettrico?
Secondo alcuni analisti, la nuova tassa potrebbe rientrare in una più ampia strategia europea per accelerare la transizione verso la mobilità elettrica. In questo scenario, il rincaro dei carburanti fungerebbe da “spinta fiscale” per spostare consumi e investimenti verso veicoli a zero emissioni.
Tuttavia, la realtà è più sfaccettata: l’infrastruttura di ricarica non è ancora capillare in tutta Europa, e i costi di acquisto dei veicoli elettrici restano elevati. Penalizzare l’uso dell’auto termica senza garantire valide alternative potrebbe rivelarsi controproducente, soprattutto in zone rurali e per le fasce a basso reddito.
Nessuna decisione è stata ancora presa, ma il dibattito è aperto
Al momento, non esiste ancora un testo ufficiale né una tempistica chiara per l’introduzione della nuova tassa europea sulla benzina. Ma il tema è all’ordine del giorno e riflette una tendenza più ampia: quella verso una fiscalità ambientale condivisa a livello europeo.
Sarà cruciale seguire l’evoluzione del dibattito nei prossimi mesi, anche alla luce delle elezioni europee del 2024 e delle sfide economiche che attendono l’Unione.
Per i cittadini e gli operatori del settore, l’invito è a restare informati, perché il futuro del prezzo dei carburanti – e della mobilità stessa – potrebbe dipendere anche da queste decisioni.