Gli Stati Uniti impongono dazi del 25% sulle auto importate. Scopri cosa comporta la decisione di Trump per l’Europa, l’industria automobilistica e il commercio globale.

Il 2 aprile 2025, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato l’introduzione di un dazio del 25% su tutte le automobili importate. Una decisione che si inserisce nel più ampio contesto del cosiddetto “Liberation Day”, una strategia di politica commerciale che mira a colpire prodotti provenienti da numerosi partner internazionali, tra cui l’Unione Europea e la Cina.

L’obiettivo dichiarato è quello di proteggere l’industria automobilistica americana e ridurre il deficit commerciale, applicando tariffe elevate anche su altri beni: il 20% su quelli europei e il 34% su quelli cinesi. Ma quali sono le conseguenze per il mercato automobilistico globale e, in particolare, per l’Europa?

Le motivazioni dietro la misura

Secondo l’amministrazione Trump, l’applicazione dei dazi è necessaria per contrastare pratiche commerciali ritenute sleali da parte di alcune nazioni e per rafforzare l’autonomia produttiva degli Stati Uniti. Le tariffe doganali hanno quindi un duplice obiettivo: incentivare la produzione interna e ridurre la dipendenza da fornitori esteri.

Trump ha definito il 3 aprile 2025 come il “Giorno della Liberazione” per l’economia americana, annunciando la misura in un comizio dal forte impatto mediatico. La reazione dei mercati, però, è stata immediata: calo dei titoli automobilistici e timori di una nuova guerra commerciale internazionale.

Le reazioni dell’Unione Europea

Dura la replica dell’Unione Europea, che ha espresso “forte disappunto” per l’iniziativa. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha dichiarato: “Non vogliamo necessariamente vendicarci, ma abbiamo un piano forte per vendicarci se necessario”. La risposta europea potrebbe dunque includere misure di ritorsione, con nuove tariffe su prodotti USA.

Impatti sul mercato auto europeo e globale

Le aziende automobilistiche europee, in particolare tedesche e italiane, vedono con preoccupazione questa nuova politica doganale. Marchi come BMW, Volkswagen, Mercedes, Stellantis e Ferrari esportano una parte significativa della loro produzione negli Stati Uniti. Un dazio del 25% comporterebbe un aumento dei prezzi per il consumatore americano e un calo della competitività per le case automobilistiche europee.

Anche gli Stati Uniti, paradossalmente, rischiano di subire effetti negativi: molte auto vendute sul suolo americano sono assemblate localmente con componenti provenienti da Europa e Asia. L’aumento dei costi colpirebbe dunque anche i produttori interni.

Uno scenario di guerra commerciale?

Il rischio più evidente è l’innesco di una nuova guerra commerciale, con misure di ritorsione a catena da parte delle principali economie mondiali. Un tale scenario comprometterebbe la stabilità degli scambi internazionali e potrebbe influenzare anche altri settori strategici come la tecnologia, l’agroalimentare e l’energia.

Per l’Italia, che vanta una solida tradizione nella produzione di auto di alta gamma e componentistica, la posta in gioco è alta. Sarà fondamentale, nei prossimi mesi, seguire l’evoluzione dei rapporti transatlantici e le eventuali risposte europee per tutelare le imprese del settore.

Il futuro dell’automotive è a rischio?

L’introduzione di dazi del 25% sulle auto importate negli Stati Uniti potrebbe avere ripercussioni molto più ampie di quanto si possa immaginare. In un momento in cui l’industria automobilistica sta già affrontando la transizione verso l’elettrico e la digitalizzazione, nuove barriere commerciali rischiano di ostacolare innovazione e investimenti.

L’Europa, e in particolare l’Italia, dovranno attrezzarsi non solo sul piano politico e commerciale, ma anche strategico, per difendere la competitività dei propri marchi e affrontare le sfide di un mercato globale sempre più complesso.